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Patti Piccolo: la sua storia attraverso una quarantina di atti notarili

E’ il 13 febbraio 1824 quando nella Cancelleria del Tribunale Civile di Palermo compare, in qualità di unica figlia, Antonina Trucco Patti, che dichiara di voler adire all’eredità della sua defunta madre, l’Illustrissima Signora Maria Stella Patti in Trucco, morta intestata.

Ciò che maggiormente colpisce nello scorrere dei primi atti notarili ottocenteschi consultati per conoscere la storia delle nostre terre, è il contesto: ci si ritrova improvvisamente, e anche con poca immaginazione, in un clima assolutamente cittadino: siamo a Palermo ed è lì che vengono stilati gli atti, nell’ufficio ora di tal notaio, ora di tal altro.

Sempre a Palermo gli atti vengono letti davanti a testimoni e vengono menzionate vie e luoghi ancor oggi esistenti.

Siamo per lo più nel centro storico, in via del Parlamento, una piccola traversa della più grande Corso Vittorio Emanuele.

Non è difficile immaginare la Baronessa Antonina Patti vestita da uno di quegli abiti goffi, destinata a vivere fra salotti e sale da ballo, fra concerti e mura domestiche.

La terra era una dote e come tale, veniva gestita dal marito della Baronessa, il Cavalier Giuseppe Russo Bonavia il quale, finché fu in vita, lasciò in gabella il feudo della moglie.

L’atto datato 21 giugno 1872 è proprio un contratto di gabella della durata di 6 anni, così anche quello datato 12 aprile 1878. Al termine della gabella la Masseria Patti Piccolo “dotata di basamenti, baglio, abbeveratoi, vigneti, sommacchi, canneti, ulivi e alberi diversi”, doveva essere restituita per come la si aveva ricevuta, fatta eccezione per le vigne e per il sommacco per i quali, invece, avrebbero dovuto esserci nuove piantagioni.

La Masseria Pattipiccolo, nello scorrere degli atti, viene sempre sapientemente descritta, in salme tumuli e mondelli, o nei documenti più recenti, in ettari, are e centiare.

Il frasario notarile inoltre, adopera un’espressione ricorrente: “resta vietato al gabellotto di fare mercati nel baglio ed all’intorno delle case”.

Come se quel fondo agricolo all’epoca fosse stato un centro brulicante di vita!

Oggi l’unica voce che sentiamo raggiungendo Patti Piccolo, ad Alcamo, è quella del vento che soffia gentile tra le canne, è il suono delle cicale nelle giornate più afose, quello del passo delle pecore lungo il dissestato manto stradale e del pastore Luigi che le accompagna insieme ai suoi fedeli cani. Gli uomini a lavoro si dividono i compiti insieme agli appezzamenti e, ieri come oggi, le loro voci si odono solo nel momento di riposo.

Il dolce andamento dei terreni mostra una campagna dai colori cangianti, ricca di vigneti.

Il verde ottocentesco doveva essere ancora più vario; i tanti appezzamenti di sommacco citati nei vari atti, infatti, sembrano siano stati cancellati.

Tutto ha lasciato spazio alle viti.

La Baronessa Antonina Patti morì a Palermo nel 1867.

La Masseria Patti diventò a tutti gli effetti Russo Bonavia.

Il Cavalier Russo Bonavia, sposò in seconde nozze Marianna Caminneci, e morì, senza eredi, il 24 dicembre 1879.

La storia della Masseria Mistretta o Patti Piccolo si stava apprestando a girare pagina. Il patrimonio del Cavaliere Russo Bonavia venne diviso tra i molti nipoti.

Giuseppe Russo Bonavia aveva due fratelli, una femmina e un maschio, una sorella germana e un fratello unilaterale: Maria Giuseppa Russo e Gaspare Russo.

Questo particolare, apparentemente insignificante, ha dato inizio invece, ad una diatriba durata moltissimi anni, contesa che portò il feudo ad essere diviso in tante parti, estratte a sorte dal notaio, con atto del 1900.

Nessuno degli eredi tuttavia, nemmeno nello scorrere delle generazioni, si interessò mai alla coltivazione diretta della terra e pur cambiando proprietario la Masseria Mistretta o Pattipiccolo finì sempre data in gabella.

La vita va avanti, e gli atti notarili scorrono.

Attraverso questi documenti abbiamo conosciuto ogni singolo componente della famiglia Russo Bonavia. Abbiamo immaginato i loro volti, le loro voci davanti ai tavoli del notaio, persino le loro malattie: Giuseppe Russo nell’atto di divisione o sorteggio del 1900 dichiara di non poter firmare “per tremore senile pronunciatissimo”.

E poi ci sono le mogli, le nipoti, gli orfani minori di cui si fa portavoce uno zio sacerdote.

Questi atti, dal 1900 in poi, furono redatti quasi esclusivamente dal notaio Caronia, nel comune di Giuliana.

Siamo a Giuliana nel 1904 per la stesura di un contratto di matrimonio in cui viene descritta graziosamente la dote della sposa: insieme ai materassi, ai cuscini di lana, alle tele di lino, a quelle di matapollo, di cotone, troviamo la settima parte di 1/3 indiviso della Masseria Mistretta o Patti Piccolo.

Siamo ancora a Giuliana nel 1907 e ancora davanti al notaio Caronia per un deposito di testamento olografo del farmacista Arcangelo Russo.

Sempre a Giuliana nel 1912 davanti al notaio Caronia per un atto di divisione.

E infine a Giuliana, che dista circa 70 km da Alcamo, il 21 marzo 1920 il notaio Francesco Caronia stipula il primo dei due contratti di vendita tra tutti gli eredi del Sig. Russo e il Sig. Benedetto Vesco. Il secondo contratto di vendita, per la restante parte del fondo, è datato 8 maggio 1920.

In soli due mesi l’ex Masseria Mistretta o Patti Piccolo volta di nuovo pagina, inizia una nuova storia, un nuovo capitolo, chiamato Vesco.

Le pagine bianche del libro riprendono a coprirsi di nuovo inchiostro e nuovi personaggi, una nuova famiglia, comincia a scrivere la storia.

Benedetto Vesco inizia a trasformare quella terra e le coltivazioni preesistenti.

Impianta filari di vigne continui e regolari, comincia a produrre vino, sfuso, secondo la concezione di vino dell’epoca.

Le bottiglie erano ancora lontane e men che meno l’idea di realizzare un proprio marchio.

L’acquisto dell’Azienda Agricola di Alcamo da parte di Benedetto Vesco rappresentò tuttavia la fine di un percorso, non l’inizio: aveva 54 anni, 2 matrimoni, 10 figli.

E fu per la nascita dell’ultimo figlio maschio, Andrea, che venne piantato il primo degli alberi di ulivo che ancor oggi costituisce il nostro uliveto.

Alla morte di Benedetto Vesco l’attività agricola continuò ma rimase un’attività marginale della famiglia che si limitava a vendere l’uva e le olive prodotte, ai frantoi e alle cantine sociali.

Solo in prossimità del nuovo millennio l’idea di non vendere più l’uva sfusa ma di produrre il proprio vino: l’attività della famiglia Vesco di Alcamo si fonde con l’Azienda Rallo di Marsala.

Nuove pagine vengono scritte, altre solo scarabocchiate, pagine integre e pagine che avremo preferito strappare ma la storia di queste terre, chiamate oggi solamente Pattipiccolo, continua ancora dopo 100 anni, ad essere scritta sempre stessa mano: La Famiglia Vesco.

Indice Documenti :

Atto di vendita 8 maggio 1920

Procura generale del 31 agosto 1910 (inserto A)

Provvedimento 13 aprile 1920 (Inserto B)

Atto di divisione 22 aprile 1912

Vendite, rinuncia d’usufrutto, divisione 21 marzo 1920

Inserto A dell’atto n 2686 del Repertorio n 2410 Minuta

Capitoli dotali 28 ottobre 1904 e 29 dicembre 1905

Deposito di Testamento olografo Russo Arcangelo 24 ottobre 1900

Testamento 07 luglio 1903

Testamento 24 dicembre 1904

Contratto di Matrimonio 28 ottobre 1904

Atto di divisione 10 novembre 1910

Atto di divisione o sorteggio 3 dicembre 1910

Atto 18 novembre 1900 (inserto A)

Atto di divisione 22 aprile 1912

Atto di divisione e sorteggio 10 novembre 1900

Atto 3 novembre 1900 (inserto A)

Atto 7 novembre 1900 (inserto B)

Atto di transazione 15 ottobre 1900

Contratto di vendita 21 marzo 1898

Apertura e Pubblicazione di Testamento segreto 10 marzo 1893

Certificato di morte 26 febbraio 1887

Atto1 febbraio 1890 Incarico avv. Giovanni Costantini

Vendita 3 dicembre 1890

Gabella 7 ottobre 1889

Gabella 10 luglio 1885

Mandato 1 febbraio 1880 avv Costantini

Atto 14 aprile 1890

Mandato 13 dicembre 1879 avv Costantini

Gabella 12 aprile 1878

Gabella 21 giugno 1872

Gabella 26 ottobre 1869

Atto 31 dicembre 1867

Gabella 14 aprile 1867

Atto 1843 (atto solo parzialmente leggibile).

Testamento 7 giugno 1836

Estratto dei Registri del Tribunale civile di Palermo 13 febbraio 1824