C’è solo da andare a comprare il pane
È quasi sempre in quell’ora vuota della mattina quando il tempo non rende più a niente.
La cucina è calma, quasi astratta. Sulla tovaglia a quadretti un foglio del giornale di ieri aperto, un mucchio di fave, una ciotola. Non arriviamo mai all’inizio dell’operazione.
“Posso aiutarti?”
Ma certo che possiamo.
Ci sediamo al tavolo e troviamo subito quel ritmo pacificante, languido, della sgranatura.
È facile spicchiare le fave.
Una pressione del pollice sulla costola del baccello e tirando via la parte superiore quello si apre, docile, offerto.
Centelliniamo le parole.
Di tanto in tanto alziamo il capo per guardare chi ci sta di fronte.
Parliamo di lavoro, di progetti, di stanchezza.
Il vino è stato messo in frigo.
Passiamo le mani nella ciotola.
C’è solo da andare a comprare il pane.
