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il segreto del coltello

Non un coltello da cucina nè un coltello da malavitoso a serramanico naturalmente.

Diciamo un tipico coltello da innesto o qualcosa di simile. Un coltello che sarebbe potuto appartenere a un nonno ipotetico e perfetto.

Un coltello che lui avrebbe tenuto nella tasca dei pantaloni di velluto a costine strette e che avrebbe tirato fuori all’ora di colazione per infilzare pezzi di mortadella, per sbucciare lentamente la frutta, con il pugno stretto intorno alla lama.

Un coltello che avrebbe richiuso con un gesto ampio e cerimonioso, dopo il caffè.

Un coltello che ci sarebbe sembrato stupendo da bambini, ritenuto troppo pericoloso dai genitori.

Ma un coltello per cosa? Visto che non siamo più ai tempi del nonno e non siamo più bambini.

Un coltello virtuale e con un ridicolo alibi: “Ma si, serve per un sacco di cose…”Sappiamo benissimo che non servirà.Non è questo il piacere.Un piacere egoistico: una bella cosa inutile di legno caldo o di madreperla liscia.Un oggetto a sè che riempie inutilmente la tasca e che tiriamo fuori di tanto in tanto, non per servircene, ma per toccarlo, guardarlo, per la soddisfazione ingenua di aprirlo e richiuderlo.In questo presente gratuito sonnecchia il passato. Pochi secondi e ci sentiamo al tempo stesso il nonno bucolico dai capelli bianchi pettinati all’ indietro e il bambino in campagna tra l’odore delle vigne.

Il tempo dì aprire e richiudere la lama e non siamo più di mezz’età, ma di due età insieme.

Questo è il segreto del coltello.

(Foto di copertina presa dal web)