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La Storia del Marsala. Dai mercanti inglesi ad oggi.

Varcata la soglia del nuovo anno, soddisfatti delle incursioni gastronomiche dovute a pranzi e cene con amici e parenti, dovendo tornare a più sobrie abitudini, ci dedichiamo alle pagine di un buon libro accompagnandole, come è nostra consuetudine, ad un calice di vino.

L’anno inizia, a proposito della lettura, con un dato sconfortante: solo il 27% dei siciliani legge. Come possiamo allora incentivare queste sane abitudini? Forse suggerendo mensilmente un testo che ci ha colpito, appassionato o che comunque è passato sotto i nostri occhi?

Iniziamo allora con il primo, un libro che ci è caro, non solo per il contenuto ma anche per l’autore di cui nutriamo profonda stima e amicizia. Per voi “La Storia del Marsala, Dai mercanti inglesi ad oggi” edito da Spazio Cultura edizioni, scritto da Vittorio Lo Jacono.

Vittorio Lo Jacono in questo volume ha voluto proporre la storia di uno dei più affascinanti prodotti della nostra terra: il Marsala. 

Lo fa in maniera semplice e immediata com’è la sua scrittura, lo fa da entusiasta conoscitore e scopritore la realtà isolana a cui appartiene, com’è il suo carattere.

Badate bene, non si tratta di un romanzo. 

Il presente volume narra i fatti così per come sono andati, le vicende storiche, magari non particolareggiate ma sicuramente precise e puntuali, del primo vino italiano ad essere riconosciuto come DOC – denominazione di origine controllata.

Ecco allora ripercorrere le tappe più importanti dalle origini ai giorni nostri, ed ecco spiegato perchè, questo testo è un’ottima e preziosa risorsa anche per chi, per la prima volta, vuole approcciarsi ad un tema così vasto che è quello del marsala.

La storia del vino marsala è anche storia della città, dell’agro occidentale della Sicilia che proprio per questo prodotto ha cambiato volto in poco più di un secolo.

Dopo una breve introduzione sulla cittadina che diede nome all’omonimo vino ci ritroviamo alla fine del ‘700, in una Sicilia già famosa per vini alcolici, robusti e a buon prezzo. 

Il vino da cui nacque il Marsala era conosciuto localmente come Perpetuum, dal metodo di invecchiamento, per il quale una botte veniva colmata del vino mancante consumato con il vino d’annata, di fatto rappresentando una sorta di metodo Soleras effettuato con una sola botte. 

John Woodhouse arrivò a Marsala nel 1773 e fu colpito dalla bontà del vino locale. 

Pensò che, opportunamente fortificato, avrebbe potuto tranquillamente sostituire Porto, Madeira e Sherry prodotti rispettivamente in Portogallo, Spagna e Francia con le quali l’Inghilterra era perennemente in guerra. 

Imbarcò allora una cinquantina di botti aggiungendovi acquavite, per evitare che il viaggio modificasse le caratteristiche organolettiche. 

Il Marsala in Inghilterra ebbe successo. 

Così tanto che sbarcarono in Sicilia altri inglesi come Hopps, Payne ed Ingham & Whitaker. 

Ed è proprio da queste aziende, o quel che ne resta, che è partito il nostro autore: ha toccato con mano documenti, etichette, delle quali molte sono riproposte nella parte visiva del libro, ha visitato cantine e ne ha chiesto e conosciuto la storia. 

Storia che poi ha riportato fedelmente.

Nel 1832 fu un italiano, Vincenzo Florio, figlio di un ricco armatore calabrese, a fondare le cantine omonime. Grazie alla flotta su cui poteva contare la ricca famiglia Florio il Marsala toccò l’apice del successo. A stretto giro, altri imprenditori apriranno le loro cantine, come Rallo nel 1860, primo siciliano a produrre Marsala.

La prima battuta d’arresto in questa storia di successo si ebbe con il proibizionismo americano (basti ricordare l’etichetta “Hospital Size Marsala Tonic” un bicchierino pieno due volte al giorno) che vietò l’importazione dell’alcool.

Ma il vero colpo di grazia al mercato e alla fama del Marsala avvenne negli anni ’70, con l’introduzione delle tipologie aromatizzate che peggioreranno la qualità del prodotto, allontanando così i consumatori anche dal Marsala tradizionale.

Agli inizi del novecento le Cantine che producevano vino Marsala erano 40, oggi se ne contano una quindicina.

Sebbene oggi la produzione del celebre vino è notevolmente ridotta, ha fatto bene il nostro autore a riproporne la storia, non solo per farla conoscere, ma perchè ricordando non si dimentichi e, anzi, si valorizzi la memoria. E’ impossibile non rimanere attratti da questo scritto, invogliati ad approfondire la materia magari con qualche calice odoroso fra le mani.